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Autore: admin

Visita nutrizionale: come si svolge ed in cosa consiste

La vista nutrizionale, rivolta a Pazienti in condizioni fisiologiche o patologiche già note e diagnosticate,
inizia con l’anamnesi fisiologica e patologica, vengono quindi visionati gli ultimi esami ematochimici e/o
strumentali effettuati per passare poi all’anamnesi alimentare con la quale il/la Paziente racconta la sua
giornata tipo dal punto di vista alimentare.
Questo permette di comprendere sin da subito le abitudini alimentari del Paziente e quali sono gli errori
che più spesso vengono compiuti, come ad esempio saltare i pasti, associare in maniera errata alcuni cibi, consumare molti alimenti extra nell’arco della giornata.
Infine si chiede al Paziente quali sono gli alimenti più o meno graditi in modo da poter elaborare,
successivamente, un piano alimentare personalizzato che possa conciliare nei limiti del possibile le esigenze nutrizionali con le sue preferenze.
Durante la visita viene effettuata la valutazione antropometrica con il rilievo delle circonferenze corporee,
del peso e dell’altezza ed infine si esegue l’esame bioimpedenziometrico, un esame di facile esecuzione,
rapido e non invasivo che permette di valutare in maniera molto più attenta, precisa e oggettiva la
composizione corporea, ovvero la % di massa magra, % di massa grassa, lo stato d’idratazione e molti altri parametri che valutati globalmente, vengono spiegati al Paziente al termine della visita.
La visita si conclude con la raccomandazione di attenersi il più possibile al piano alimentare personalizzato ed, a tal fine, viene edotto il Paziente circa l’importanza di modificare abitudini alimentari e stili di vita sbagliati.

Dott.ssa Ilaria Marranghino

Il tumore al seno

Il tumore del seno (o carcinoma mammario) è un tipo di tumore in cui le cellule si dividono e crescono in maniera incontrollata all’interno della ghiandola mammaria. A seconda dello stadio, la malattia può essere localizzata o diffondersi ai tessuti circostanti o ad altre parti del corpo.

I numeri del tumore al seno

Le possibilità di cura e di guarigione dipendono dallo stadio in cui la neoplasia si trova al momento della diagnosi e dalle sue caratteristiche biologiche: tipi diversi di cancro della mammella, infatti, presentano tassi di crescita e risposte alle terapie differenti.

Il TUMORE AL SENO in Italia è la neoplasia maligna più frequente nelle donne in tutte le fasce d’età (rappresenta circa il 30% di tutti i tumori) ed è responsabile del 14,3% delle morti per cancro nel sesso femminile.

In Italia il tumore al seno è il tumore maligno più frequentemente diagnosticato. Con circa 52.800 nuovi casi nel 2018, se ne stima un aumento d’incidenza del 0.3% per anno.

Per una donna italiana, il rischio di ammalarsi nel corso della vita è oggi del 13%: la probabilità di sviluppo del tumore al seno è del 2,4% fino a 49 anni (1 donna su 42), del 5,5% tra 50 e 69 anni (1 donna su 18) e del 4,7% tra 70 e 84 (1 donna su 21).

Da fine anni ’90 tuttavia si osserva una continua tendenza alla diminuzione della mortalità, pari a circa -0,8% per anno. La mortalità è infatti in calo del 6% nel 2020 rispetto al 2015. Circa 9 donne su 10 (87 per cento) sono vive dopo 5 anni dalla diagnosi e 8 su 10 (80 per cento) lo sono a 10 anni dalla diagnosi.

L’importante aumento di sopravvivenza è certamente dovuto a diverse variabili, tra cui l’anticipazione diagnostica ed al miglioramento delle terapie.

E’ importante comunque ricordare che la prognosi e le percentuali di sopravvivenza variano considerevolmente in base allo stadio del tumore, al tipo isto-patologico ed all’appartenenza ai diversi fenotipi molecolari da cui, in buona parte, dipende l’efficacia dei diversi trattamenti esistenti.

Fattori di rischio

Il rischio di tumore al seno dipende da diversi fattori, alcuni modificabili, come gli stili di vita, altri invece no, come l’età, fattori genetici e costituzionali, come ad esempio:

  • la durata della vita fertile: il menarca tardivo e la menopausa precoce comportano un rischio minore di malattia.
  • i trattamenti ormonali per prevenire i disturbi della menopausa sono associati ad un maggior rischio. 
  • il fumo di tabacco è cancerogeno anche per la mammella: il rischio di sviluppare un tumore mammario è del 16% più alto nelle fumatrici, del 14% più alto nelle ex-fumatrici e del 10% più alto nelle donne esposte a fumo passivo.
  • le radiazioni ionizzanti sono un importante fattore di rischio soprattutto se l’esposizione si è verificata in giovane età.
  • infine l’aumentata densità mammografica è un fattore indipendente predittivo di maggior rischio, con un incremento di 4-6 volte per le donne con una densità del 75%. Si ritiene che la relazione causale stia nell’esposizione di un maggior numero di cellule mammarie agli stimoli cancerogeni. Il grado di densità mammaria e inversamente correlato con l’aumento dell’età, il numero di gravidanze e il peso corporeo; 
  • l’alcol è anche associato a un maggior rischio.
  • inoltre sappiamo che l’obesità ed il sovrappeso, come anche la sindrome di insulino resistenza possono favorire la crescita dei tumori mammari. Gran parte del rischio è spiegato dall’associazione del sovrappeso con una maggiore produzione periferica di estrogeni. 
  • Il 5­-7 per cento circa dei tumori della mammella è ereditario, legato cioè alla presenza di mutazioni nel DNA, che in un quarto dei casi interessano i geni BRCA 1 e/o BRCA 2. Il rischio di ammalarsi nel corso della vita di tumore mammario è pari a circa il 65 per cento per le donne portatrici di mutazioni del gene BRCA 1, mentre la percentuale scende al 40 per cento circa se la mutazione interessa il gene BRCA 2.

Prevenzione

Tutti i fattori di rischio (metabolici, antropometrici ed ormonali) possono essere modificati agendo sullo stile di vita. 

  • Mantenere il peso forma
  • Praticare costante attività fisica 
  • Alimentazione corretta: limitare il consumo di alimenti ad alta densità calorica, il consumo di bevande zuccherate e alcoliche, di carni rosse e conservate, limitare il consumo di sale. Basare la propria alimentazione prevalentemente su cibi di provenienza vegetale, con cereali non e legumi in ogni pasto e un’ampia varietà di verdure non amidacee e di frutta.
  • Non fumare

Controlli senologici: quali esami eseguire in base all’età

La prevenzione del tumore del seno permette di ottenere una diagnosi precoce di tumore mammario in fase iniziale, momento in cui i trattamenti risultano più efficaci e più elevata è la possibilità di guarigione.

E’ importante per questo non trascurare i controlli, anche in assenza di sintomi.

A partire dai 25 anni fino ai 30 si raccomanda un’ecografia mammaria ogni 2 anni, se in assenza di fattori di rischio (quali ad esempio la familiarità) e nel caso in cui non vi siano reperti clinici (ad esempio noduli clinicamente palpabili ovvero secrezioni dal capezzolo).

A partire dai 30 anni fino ai 40, invece, è importante eseguire un esame ecografico annuale, eventualmente associato ad un esame mammografico a partire dai 35 anni, in determinate situazioni (presenza di fattori di rischio oppure evidenza di reperti clinici) .

A partire dai 40 anni, invece, è importante eseguire controlli mammografici annuali, associati o meno ad un’ecografia contestuale da valutare in relazione alla densità della ghiandola mammaria .

https://www.acr.org/Clinical-Resources/Breast-Imaging-Resources

Esami strumentali in senologia

Le donne dispongono di strumenti molto efficaci per la diagnosi precoce del tumore del seno, quali la mammografia, con acquisizione anche in tomosintesi ovvero con il mezzo di contrasto, l’ecografia e la risonanza magnetica.

La mammografia

Esame diagnostico che utilizza basse dosi di radiazioni ionizzanti per individuare alterazioni mammarie sospette meritevoli di approfondimenti diagnostici, quali ad esempio le microcalcificazioni, le distorsioni ghiandolari o le asimmetrie patologiche. 
E’ l’esame di prima scelta per la prevenzione Senologica nelle donne a partire dai 40 anni di età ( https://www.acr.org/Clinical-Resources/Breast-Imaging-Resources ) per lo studio della ghiandola mammaria.
Il seno viene adagiato sul Mammografo che proietta il fascio ionizzante sulla mammella per ottenere cosi le immagini mammografiche, che verranno successivamente interpretate dal Medico Specialista.
L’esame non è doloroso ed ha una durata di 5-10 minuti.
Il periodo migliore per la sua esecuzione è nella fase post-mestruale tra il 7 ed il 14 giorno del ciclo.


Tomosintesi

Esame diagnostico strumentale che rappresenta un’evoluzione della mammografia 2D.
E’ indicata nelle donne con seni ghiandolari (ACR BIRADS C-D) a partire dai 40 anni di età.

Come per la mammografia, l’esame mammografico in 3D si svolge posizionando una mammella per volta su un apposito sostegno. Utilizza basse dosi di radiazioni ionizzanti per eseguire una scansione della mammella in 3 dimensioni; il tubo radiogeno si muove intorno alla mammella e ne cattura diverse immagini da più angolazioni. Queste immagini, in formato digitale, vengono ricostruite al computer e convertite in formato 3D. La tomosintesi permette di scomporre la mammella in molteplici sezioni ottenendo una ricostruzione volumetrica del seno. Ciò consente di individuare distorsioni strutturali del parenchima mammario in fase precoce e di eliminare artefatti di sovrapposizione, che invece possono presentarsi nello studio mammografico 2D.
L’esame non è doloroso ed ha una durata di 5-10 minuti.
Il periodo migliore per la sua esecuzione è nella fase post-mestruale tra il 7 ed il 14 giorno del ciclo.

Ecografia mammaria

Esame diagnostico non invasivo che utilizza la tecnologia degli ultrasuoni per lo studio della ghiandola mammaria.

E’ l’esame di prima scelta nelle donne di età inferiore ai 40 anni in relazione alla densità mammaria dei seni giovanili; nelle donne di età superiore ai 40 anni è esame complementare, non sostitutivo, alla mammografia integrandone le informazioni nelle mammelle a prevalente struttura ghiandolare.

Il periodo migliore per la sua esecuzione è nella fase post-mestruale tra il 7 ed il 14 giorno del ciclo.

Non è doloroso ed ha una durata di 5-10 minuti.

Viene eseguito con Paziente in posizione supina e con l’ausilio di una sonda ecografica che, grazie ad un gel conduttore e guidata dalla mano deI Medico Specialista, analizza la ghiandola secondo le scansioni di interesse fornendo le immagini al Medico.

Gli ultrasuoni prodotti dalla sonda vengono infatti trasmessi nel tessuto interessato e generano una serie di onde di riflessione che forniscono le immagini che il Medico Radiologo visualizza sul monitor interpretandole.

E’ possibile inoltre associare l’esame alla tecnica color-doppler per studiare la vascolarizzazione dei noduli esaminati oppure alla tecnica elastosonografica per valutarne le caratteristiche strutturali.

L’ecografia mammaria consente di individuare alterazioni mammarie di tipo benigno o lesioni sospette a livello dei cavi ascellari, esaminandone le caratteristiche (margini ecostruttura e dimensioni) per valutare la necessità di ulteriori approfondimenti diagnostici.

L’ecografia è anche utilizzata come guida strumentale per procedure interventistiche, quali ad esempio agoaspirato mammario ovvero biopsie con aghi tru-cut o VABB. 

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